Sacro Monte di Varallo concluso il primo cantiere sperimentale: lavori di risanamento conservativo del lanternino della cappella 36
Si è concluso il primo cantiere sperimentale del progetto Interreg “MAIN10ANCE” che ha riguardato il restauro del lanternino della cappella 36 “ La salita al Calvario” del Sacro Monte di Varallo.
Durante i controlli regolari effettuati tutti gli anni da un restauratore nelle cappelle del Sacro Monte di Varallo era stata notata la presenza, sul pavimento della cappella della Salita al Calvario (n. 36), di frammenti e scaglie di intonaco provenienti dall’alto.
Il giro annuale di controllo del restauratore ha proprio il compito di controllare lo stato di conservazione dei dipinti e delle statue e di segnalare eventuali emergenze a cui porre rimedio compatibilmente con i fondi disponibili (oltre che di spolverare e conservare decoro e pulizia). Esaminati i frammenti caduti si è pensato che, per fortuna, non provenissero dai dipinti murali di Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone (1602-1615 ca.) ma da una zona non dipinta, presumibilmente il lanternino, cioè il piccolo cilindro in muratura che sormonta la volta per dare luce alla scena della Salita al Calvario.
Il lavoro si è rivelato più semplice di quanto si temesse, ma fondamentale per proteggere affreschi e sculture interne. Lo ha realizzato la restauratrice Silvana Bramante sotto la direzione lavori dell’Architetto Francesca Sernia e si è concluso in 60 giorni. L’operazione più impegnativa è stata il montaggio del duplice ponteggio, per accedere e poter lavorare in sicurezza all’esterno del lanternino, posto sulla sommità del tetto, e contemporaneamente raggiungerlo dall’interno, con un altro ponte. Il montaggio di questa seconda struttura ha operatori specializzati che si sono mossi con prudenza, sotto lo sguardo vigile del restauratore, spostando i tubolari e le tavole fra le statue e sul pavimento in malta. Il ponte ha consentito, a chi ha avuto per lavoro il privilegio di salirvi, di ammirare dall’alto, da un inedito punto di vista, l’affollata scena sottostante, con le statue di Giovanni Tabacchetti, scultore fiammingo attivo al Sacro Monte nell’ultimo decennio del Cinquecento.
Una volta saliti sul ponte si è confermata la diagnosi fatta in precedenza e cioè che la caduta di frammenti di intonaco fosse dovuta ad infiltrazione di acqua dall’esterno. E a questo si è posto rimedio nel corso dei lavori.
Già negli anni Ottanta dell’Ottocento si era riscontrato un problema analogo. I dipinti del Morazzone, erano coperti da spessi strati di sali che avevano in parte intaccato il colore e l’intonaco sottostante. Pensando che il problema fosse dovuto all’umidità delle pareti si era allora avviato, e in ampia parte realizzato, un complesso restauro che aveva staccato gli affreschi dal muro riportandoli su un nuovo supporto in tela e ricollocandoli poi al loro posto. A metà del lavoro, che ha interessato la parete destra e parte di quella di fondo, ci si è invece accorti che i muri perimetrali erano asciutti e l’acqua percolava dall’alto.
La restauratrice a cui è stato affidato l’appalto è intervenuta innanzitutto all’interno ripulendo le superfici da depositi di polvere incoerenti e da diversi microorganismi vegetali, pulendo e trattando con un convertitore di ruggine gli elementi in ferro delle finestre. Ha poi sigillato le fessure fra muratura e stipiti in pietra del lanternino ridando coesione o integrando porzioni di intonaco polverizzate. Ha consolidato gli elementi lapidei che tendevano a disgregarsi. Infine ha tinteggiato con colori tenui la volta del lanternino e le pareti, riprendendo le coloriture già presenti.
All’esterno sono state sostituite e rimosse le grondaie che presentavano rotture, dissaldature e bucature che facevano infiltrare l’acqua piovana. Si è quindi sigillato il raccordo tra il lanternino e il tetto. Operazioni tutte volte ad evitare future infiltrazioni di acqua all’interno della cappella. Analogamente sono state pulite le pareti, intonacate, dipinte poi con una tinta che riprendesse la stesura sottostante e si armonizzasse con i colori degli edifici vicini.
I lavori sono stati interamente finanziati dal Programma Interreg “MAIN10ANCE” [Programma di Cooperazione Interreg V-A Italia-Svizzera attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) Asse 2 – Valorizzazione del patrimonio naturale e culturale] per un importo di euro 21.250,95 comprensivo di IVA.
Questo progetto Interreg ha come obiettivo quello di valorizzare il sapere costruttivo tradizionale e l’impiego di materiali e maestranze locali e partendo dall’esperienza dei complessi monumentali dei Sacri Monti piemontesi intende proporre un metodo di lavoro per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale che sia sostenibile economicamente, replicabile, capace di responsabilizzare istituzioni, comunità, professionisti e possa contribuire a rilanciare il territorio transfrontaliero (Italia-Svizzera).
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